Giuseppe Calò inventa da sempre. Inventa a partire dai 4 anni concependo e realizzando la sua prima invenzione: una macchinina in legno costruita da se montando collegata alle ruote un’elica che caricandola a molla doveva far muovere la macchinina, la quale, a sua volta, iniziando a muoversi, con la molla collegata all’asse, doveva ricaricarla e di nuovo, a sua volta rispostare in avanti la macchinina in una sorta di moto perpetuo…..la bassissima tecnologia e resa dei legnetti non permisero il successo del mezzo………..
A 16 anni realizza una macchina con motore, ruote e altri pezzi di vespa, realizzando un differenziale, scocca, telaio, pedali, fresi e altro di tutta pianta, una sorta di Kart grande quanto una 500. Poi, nel periodo delle superiori, è la volta di ogni tipo di macchinari per la produzione della pietra leccese: torni, seghe a banco pantografi e quant’altro che si protrarranno per gli anni a venire. Infatti tutta l’attrezzatura, all’infuori delle smerigliatrici e dei pochi utensili manuali, la sviluppa e la produce personalmente. Compresa un’altra invenzione che consiste in un macchinario a banco mobile che permette di svuotare grossi blocchi di pietra producendo trogoli, mangiatoie e pile estraendo anche lastre intere dall’interno, a differenza di tutte le attrezzature in commercio che frantumano la parte che viene svuotata.
Infine l’invenzione che ha raggiunto un’eco planetaria rivoluzionando di fatto il concetto di andare in bici: la SUPERBICI. Infatti con la Superbici si può dire che esiste un prima di Calò e un dopo Calò. Dividendo il ciclismo in pedalare solo con le gambe e pedalare con gambe e braccia.